07 febbraio 2009

Vento di libertà


Intrepidi attendiamo il Suo ritorno, “non può piovere per sempre”.

Oggi il profumo del mare fuggiva tra le inferriate di nuvole del cielo. Spirava un sapore salmastro da lassù, di legna fradicia e corse sopra lo spazio libero del mare.
Un poco di sole filava dai banchi di nubi frastagliate che parevano scogli sottosopra, raggiungeva stremato i crinali e poi, giallo, allagava di luce l’altra parte delle colline, per qualche decina di metri soli; poi veniva riassorbito dai grigi attorno.

La libertà soffia forte nel vento, la vedo giocare, in ogni foglia scossa, in ogni lampo di sole improvviso dentro questo diluvio universale, in ogni suo sorriso felice che mi si stampiglia indelebile le sere tardi, entrambi distrutti, con gli occhi rossi da pc, buttati a terra accanto al fuoco ad immaginare... ancora.
La libertà oggi mi si dipinge come un attimo solo di ribellione e felicità; un pensiero, un’azione ardita, il domani migliore.

C’è tanto di quello spazio e diversità nel mondo da rendere ridicoli quei piccoli uomini che s’atteggiano a grandi, duri e potenti. Li cancello con un respiro profondo ed un sorriso: passeranno.

Chi resta invece siamo sempre noi, che da una mezza giornata di sole ci sentiamo ricompensati di tutto, che nel buio e freddo umido abbiamo sempre la forza di estrarre la nostra spada d’eroi lucenti, di levarla alta nel cielo immenso ed iniziare una nuova battaglia. Noi che un giorno grigio ci sconquassa e quello dopo, terso, solleviamo il mondo come un fuscello e lo mettiamo, origami fiorito, fra i capelli guerrieri!

La libertà scuote questi tetti di terracotta superbi che ignorano la portata della propria fragilità al cospetto dell’"inconcepibilmente vasto" che è l’universo.

Il vento forte della vita scompiglia, sconquassa, sballotta qua e là; accende nuove avventure e nuove speranze, spinge in luoghi nuovi a ricominciare ancora e ancora, perchè la vita e la libertà profumano ad ogni stagione di una primavera nuova, giovane e sensuale, al cui canto sinuoso non posso sottrarmi. E un giorno forse mi lascerà cadavere sfinito e vinto sulla riva del mio tempo. Forse.
O magari invece sarà stato proprio questo il senso di tutto: vivere, capire, raccontare. Patire tramite il corpo e guarire nell'inchiostro. Giorno dopo giorno.

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