29 novembre 2008

Semplicità














Un foglio bianco luminoso o giallo sporco tempo. L'elettroni avanti e indietro nel circuito. Le pennellate calde di colori che compongono il pensiero.
La semplicità.

Una gatta elastica che ti stana e poi ti piglia dentro a que' lenzuoli caldi di prima de l'alba. I vetri vecchi colati di condensa nel mattin ghiacciato. E sapere che comunque l'han sempre fatto, l'hai già passati pure tu, che ancora lo farete, insieme. Di passar l'inverno solo a forza fuoco e legna, con rose di ghiaccio dipinte su le finestre l'ore preste fra te piccino è il paesaggio fuori là, immenso.
La semplicità.

Non è lontana, è quì, e sotto l'occhi, dentro le tasche, nell'aria fresca.
E' il seme che per forza la feconda, caduto nella terra o accolto da una donna. L'immensa magia di questo. E poi ancora e di più, sapere con certezza assoluta che tornerà, anche se ora è freddo, buio e difficile. Che questo e miliardi di altri semi poi si staccheranno dalle piante e sempre andranno là, dov'è il loro centro, il loro orizzonte, la loro possibilità d'esprimersi. Tornerà sempre, e ti stupirà come la prima volta. Ti lascerà in brache di tela a sorridere felice con uno sguardo ebete stampato in volto.
La semplicità.

Sapere che al di là di tutto, dopo aver grattato il fondo di baril d'orpelli che ci crescono addosso e s'ammassano, nel mio profondo c'è questo foglio e questa penna. I miei gereoglifici bianco nero innati, brutali, non addomesticati. Che arrivano, tornano, ci sono. Ed esplodono precisi, fieri, come il motore della porsche di Klaus quella volta che ha superato i tir, come l'aereo quella prima volta da solo, quando ha accelerato per Barcellona, come quando li lasciavo indietro tutti a falcate immense sulla striscia rossa dei cento metri piani.
La semplicità.

Questa sera nel silenzio, io al computer, la Fata accanto a sfogliar miei magazine. I "cani" a russar attorno e in mezzo i piedi, il vento che ci prova giù per la cappa del camino a romper. E i fiumi invece marroni, ancora negli occhi d'oggi arrabbiatissimi fuor dai loro letti e noi col guscio verde a schizzar veloci sopra que' fragili ponti verso ovest, verso il mare, verso la via ferrata che porta a sud, a nord, all'aeroporti e ovunque.
La semplicità.

Non so in realtà cos'è.
E' questa sensazione misto crescer forse.
Ma a volte tutto m'appar così lineare.
..anche se astruso, impegnativo, dal futuro incerto..
A volte mi pare di veder per bene
come tutto và
semplicità
quando scoccato
seppur dentro suoi gorghi fascinanti
dritto al proprio centro.
Così..

30 ottobre 2008

Spazio

..un attimo piano, attraverso la gente domenicale nel borgo, sulla pietra consunta del pavè centenario, con calma, un attimo, attraverso il cassero stretto della porta a nord..
Poi giù, all’improvviso, subito nella campagna.

Scorribande su strade bianche, puntellati sopra al pick up come su un motoscafo in mezzo al mare. I capelli al vento, i volti cubisticamente scomposti in sorrisi. Le buche, i dislivelli, le curve: i flutti da cui guardarci mentre quella matta là sotto, al volante, ci trasporta attraverso il sogno.

Respirare oltre, entrare nell’incontaminato abitato, salutare i luoghi col proprio nome come fossero amici. Entità toponomastiche che pian piano si sono affezionate a noi, si sono lasciate avvicinare e carezzare. E che ora ci strizzano l’occhio complici quando passiamo e, trasognati, ammicchiamo loro.

Spazio, vasto, armonico. Sconvolge l’impatto violento con la meraviglia, infetta, inesorabilmente, avvinghia come vitalbe... riempie gli occhi e il cuore oltre che i polmoni festanti. Spazio, attraversato in groppa al drago bianco rombante, liberi di estasiarci al suo passo. Spazio, ritornare al suo ritmo, come fosse cosa di sempre, all’improvviso...

Sentiamo che tutto resta indietro, come quando dal pontile ci si tuffa nel mare e a bracciate generose ci si allontana dalla riva affidandosi alla profondità blu degli abissi. Quella sensazione di nulla liquido attorno al corpo, di attracco solido che si allontana, di libertà sui tre assi dimensionali... ...lasciarsi andare nel selvatico fertile.

Attraccare qui e là, su qualche isolotto a percorrere antiche rovine, o nel mezzo del bosco, golosi, a far incetta di corbezzoli rossi, o ancora ospiti di gente perbene a darsi del tu, nei reami incantati di vigne ad assaporare vini e frutti nati dal rapporto carnale, d’amore con la terra. E sentirsi a casa, quella casa ancestrale datata milioni di lune fa.

E’ inutile, si può obiettare con cento sofismi e con mille altri ancora. Ma dopo che giù sotto, in valle, s’è messa la freccia e si è iniziati a salire, tutto cambia. E' la massa senza interruzioni del bello che fa la differenza. Distese ininterrotte di caos armonico generano quell'energia che vibra addosso attraverso la pelle. E si fonde insieme. Un solo dettaglio violento interromperebbe il flusso di comunicazione biochimica fra noi, esseri energetici, sassi, piante, bestie. E' conoscenza brutale, fisica, senza intermediazione. E subito lenisce, il corpo, la mente; pian piano pulisce, chiarifica e alla lunga cambia nel profondo e guarisce.

08 ottobre 2008

Legna in Autunno

Autunno, cielo slavato e profumo di terra. Se ne sono andati tutti. Finita la vendemmia il mosto ora riposa in cantina, sobbolle, si ripete la millenaria magia del vino. Sciami di moscerini s’aggomitolano coll’aria nelle campagne attorno e pennuti felici volteggiano sotto cumuli di bel tempo facendone manbassa. Le vespe cercano rifugio persino in casa, sentono che la terra sta per invertire rotta, l’ha già invertita di fatto, e allora tocca scacciarle garbatamente per non farsi pungere. Tocca portarle qualche campo più in là imprigionate tra un bicchiere e una cartolina e poi liberarle augurando loro buona fortuna.

Guardando la legna ordinata in legnaia ricordo tutti quelli che sono passati su questo dorso di terra durante la buona stagione. Tutti in un modo o in un altro ci hanno aiutato a segare, spaccare, spostare e ordinare la legna. Ognuno di loro, nella mia testa s’è accatastato come un prezioso ciocco di legno. Diversi colori, forme, consistenze. Ci scalderemo tutto l’inverno nel ricordo dei giorni passati con gli amici. Torneranno alla mente le notti passate a disegnar costellazioni col naso all’insù, le partite a poker sino a mattina, le sbicchierate di vino, i discorsi, gli scontri, gli abbracci, le docce all’aperto...

Siam quasi pronti al freddo, stiamo smontando tutti i “giochi” esterni, sistemando la serra per le piante, chiudendo i buchi nella strada sterrata, pulendo i tubi delle stufe. Nel frattempo ci godiamo ancora un po’ questo clima dolce e questi colori sconvolgenti per cui abbiamo lasciato indietro tutto.

..resta solo legna in Autunno.


19 settembre 2008

S'attarda Estate


Piove. Piano, senza violenza. Una pioggia tardo estiva, di quando la femminilità esuberante dell'estate grassa e generosa inizia a cedere alle lusinghe di un riposo meritato. Beata lei!
Noi invece si inizia ad accelerare per tornare alle velocità normali del lavoro, del mondo reale intorno, dell'Inverno che già sussurra in lontananza.

E' fresco finalmente. Questo settembre ineditamente afoso mi aveva tolto il respiro e mandato fuori giri. L'aria si è ripulita coi temporali violenti dello scorso fine settimana. Fulmini ad illuminare a giorno la notte, scrosci e silenzi, poi ancora tuoni paursi. Ma queste pietre hanno secoli di storia e ci hanno protetti, noi e il nostro piccolo cinema "self tailored".
Poi ci sono state alcune giornate fantatiche di nuvole sode, compatte, ed alta pressione che spingeva greggi intere di queste nubi alte sopra di noi. Chissà dove andavano tutte poi..?

Corere nell'alba fresca incontro all'orizzonte sanguinante è una soddisfazione impagabile. Ad ogni falcata la luce che ti viene incontro, la natura che pian piano cambia i suoi attori sull'arcoscenico, i polmoni che si aprono nello spasimo della fatica. Il sudore grondante, i muscoli che ritrovano il loro sentiero attraverso l'erba alta dell'inedia. Spingere...avanti!

Piove ora. La pioggia ha riportato l'umido, ma pulito, fascinoso. Niente corse all'aperto, la terra è molle. Con l'autunno alle porte qui davvero si capisce il valore inestimabile di un tetto sopra la testa e di un guscio a motore per arrivare fino al supermercato, al lavoro, via se necessario...

04 settembre 2008

La Fantasia


Conservatorismo è il rifugio dallo spavento del crescere. Ed è altamente infettivo.
Crescere è un tuffo nel vuoto che toglie respiro, che si avvinghia veloce rendendoci legnosi e miopi.
Rivedere persone conosciute addietro, con cui si è condiviso esperienze, giorni e progetti. E trovarli conformati, allineati, morti dentro.

Restare sempre creativi... bambini, stupirsi, ricominciare. Credere nei propri sogni senza arretrare di un millimetro, mai! Questo l'unico antidoto che conosco, e funziona..

E' la fantasia che ci salva. Lei è vasta fresca energia. Sono i colori del mattino ogni giorno diverso ed ogni giorno una sfumatura d'umore differente. E' il perdersi ancora dentro una buca in riva al mare alla ricerca dell'acqua, è creare pinnacoli di sabbia intorno alle mura del proprio castello, è adornarlo di conchiglie e sassi colorati, ognuno generato da un pensiero di bambino che ancora non conosce la parola litogenesi.
La fantasia è saper generare un gioco da un mucchio di cianfrusaglie, immaginare un mondo dentro una stanza in disuso, vedere colori e forme là dove altri non posano nemmeno lo sguardo.
La fantasia è la trasformazione delle idee in oggetto, della trascendenza in immanenza, della volontà in creazione.

Non è facile. Chiede pulizia, lo sgombero puntuale di ogni certezza accumulata, la rinegoziazione continua delle proprie sicurezze d'adulto. Implica lo spazio vuoto al di là del proprio nucleo primordiale. Un oscillazione continua tra ordine e caos. Che consuma, sdrucisce...ma che poi, oltre il tunnel scuro e spaventevole, ci riconsegna alla fanciullezza del cuore e della mente.

C'è vento alla sera quassù. Giunge dalla massa d'acqua del mare quando il sole inizia a nascondersi dietro l'orizzonte. Risale la valle, prima piano, poi sempre più importante. Scuote le chiome degli olivi e porta suoni e profumi da chissà dove. Il vento è un monito costante contro la fossilizzazione. E' come la fantasia.

La fantasia non ha posa.
S'agita inquieta.
S'allarga, germoglia, genera fiori.

24 agosto 2008

2cv


Linee, forme e colori che mi riportano indietro. Ad un tempo che non ho vissuto ma che egualmente esiste da qualche parte del mio essere.
Un'auto d'altri tempi, un parcheggio di sbieco a bordo oliveto, quattro cose nella borsa ed inoltrarsi dove l'asfalto è solo un brutto ricordo...

In questi giorni queste splendide auto su cui sono giunti i nostri amici mi hanno fatto immaginare una mutazione temporale. Come se questo dorso di terra fosse un luogo in cui tutto si trasforma mostrando la sua vera anima. Ho visto le 2cv come animali preistorici meccanomorfi dal ventre pieno di colori e dal brontolio gagliardamente fiero. Mi hanno portato a riflettere sulla lentezza.

La lentezza... Muoversi ad una velocità diversa in effetti non vuol dire per forza essere in ritardo. E' anche sviscerare meglio il paesaggio, i dettagli, connettendo il punto di partenza e la meta con tutto quello che sta nel mezzo. La lentezza, spesso inflazionata dal food marketing, è anche ciò che cerca la maggior parte delle persone che ci fa compagnia in queste giornate. Uno spazio di frenata dopo la velocità supersonica cui siamo costretti ogni giorno.
Questo forse anche il motivo per cui più che un'ulteriore frenetico vagare da una parte all'altra di questi colli sono l'amache tra gli olivi e l'ombra delle frasche ad Agosto che tutti preferiscono... l'attardarsi pigramente sotto il gazebo dopo i pranzi, lo scivolio silenzioso del tempo la notte sul terrazzino ad ammirare costellazioni appena scoperte...

22 agosto 2008

Intro















Sul dorso della terra
sono, con te
e mille altri volti
che attraccano, fioriscono, salpano
in questo porto di mare
sulla nostra nuvola
in mezzo al selvatico