21 gennaio 2009

Corallo


Pioveva da settimane, faceva un freddo tremendo. Il fiume sotterraneo dei doveri sembrava non avere mai fine, nessun cenote dove respirare. Abbiamo chiuso gli occhi, lo ammetto, ci siamo addormentati. E, peggio, abbiamo fatto un sogno. Ma in fin dei conti se non esistessero i sognatori chi sognerebbe i sogni?

Abbiamo sognato di stare in un posto tutto colorato dov'era eterna primavera. Sembrava il Guatemala.
Tutto intorno era uno splendore. Ma uno splendore diviso.
Una diversità che spaziava dal caos ingordo e violento della megalopoli al fascino della tribalità degli altipiani che gli abitanti mi spiegavano una volta essere una regione unica assieme ai territori adiacenti del nord in rivolta.
Da una parte la ricchezza sconfinata di una terra geograficamente benedetta, ricca di foresta tropicale traboccante di piante, fiori, uccelli sconosciuti e rovine di civiltà precolombiane inesplorate e meravigliose paragonabili per vastità e complessità architettonica alle più avanzate città della Grecia classica.
Dall'altra la vergogna della miseria in cui era costretta ancora la gente indigena dai discendenti degli invasori. Tenuta nell'ignoranza perchè da sempre il modo migliore di continuare ad avere manodopera a bassissimo costo con cui accumulare fortune dalla fatica altrui.
Abbiamo visto bambini che avevano appena imparato a camminare già reggere la zappa o il machete nel campo. Donne pagate qualche centesimo di euro per lavori che nessuna europea si sognerebbe mai di voler fare. Vecchi malfermi abbandonati a se stessi nella penombra della demenza senile al limitare di agglomerati urbani cresciuti disordinatamente, in un attimo.

Abbiam sognato un Nuovo Mondo ma la storia era vecchia e puzzava.

Ingordigia di alcuni, sfruttamento di molti, sospensione o addirittura mancanza del diritto, lotta fra caste ben chiuse e separate. Ancora una volta, sognando, si confermava con maggior forza la convinzione nell'istruzione come base fondamentale, nutrimento per una società migliore, di eguali, in cui camminare insieme attraverso l'universo.

La cosa più terribile era dover dar ragione a Wu Ming quando scrivevano: “Non c'è nessun dopoguerra. Gli stolti chiamavano pace il semplice allontanarsi del fronte. Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro. Oltre la prima duna gli scontri proseguivano”.
In quella terra sognata la guerra era finita pochi anni prima, raccontavano, proprio come in Guatemala dove la guerra civile e' ufficialmente finita nel 1996 ma in realtà era diventata una guerra più subdola, combattuta a colpi di coca colla, patatine e troiai vari, telefonini, telenovelas e molti altri bisogni indotti con cui hanno instupidito anche noi qualche decennio fa. Era l'inserire elementi totalmente altri, infettivi, devianti, all'interno di una cultura secolare (e ancora ben visibile) che si basava sulla simbiosi con e sul rispetto dell'ambiente puro circostante.
Nuovo Mondo vecchia storia. Se il nemico non riesci a vincerlo, fingiti suo alleato, donagli specchietti colorati e nel frattempo avvelena i suoi pozzi, rendi sterili i suoi campi, cancella la sua storia. Questo stavano facendo laggiù i ladinos. E il peggio era che stavano vincendo.

Sognavo, vagavo fra le visioni incastonate l'una nell'altra. Viaggiavo nella Realtà.
Sognavo di molti giorni di strada e fatica sull'altipiani, di sentieri attraverso le foreste, di sacri siti Maya e poi ancora di giornate di spiaggia rosa corallina al sole forte fascinoso caraibico. Anche noi vivevamo il contrasto assurdo di quell'onirico Nuovo Mondo. Ero frastornato, sarà stato il sole, saranno state quelle violente sfumature nelle cose. Ci sentivamo ricchi grazie a quell'Euro pesantissimo che ci faceva vivere da signori i nostri giorni di libertà, ma con la consapevolezza di essere dei poveracci alla ventura come le fiumane di gente a piedi incontrate sulle strade, che andavano incessantemente, chissà dove poi...
Eravamo assetati del conoscere, capire, voler incidere... Piccoli fragili Don Chisciotti...

E io, più m'inoltravo nel sogno più mi rendevo conto di essere parte di un tutto vastissimo comprensibile in un attimo o mai. Perchè l'acqua mossa da una parte genera l'onda dall'altra, perchè il sole quando se ne va dalle Americhe inizia a sorgere in Asia e poi in Italia, perchè tutto lo Yucatan 65 milioni di anni fa era un'immensa isola di corallo la cui potenza dell'impatto di un meteorite ha staccato dal fondo del mare facendola prima emergere e poi incagliare nel continente!

Sognavo nella Realtà... e tutto questo mi lasciava senza fiato. Come al solito. Come nuotar veloci, su, dal profondo del mare verso la luce; Jeremy dei Pearl Jam nelle orecchie! Come il respiro grande e doloroso sbocciando forte in superficie. Come dieci anni fa e come gli occhi nella foto in maglia a righe all'asilo. Come rinascere ancora e ancora. E stupirsi ogni volta di questa complessità incantata!
E la rabbia di sentir l'umanità perdere tempo, e noi con lei...

Poi ci siam svegliati, all'improvviso. Sembrava passato un mese ed invece erano stati solo istanti.
Allo scadere del tempo del vivo conoscere, nella fase trascendente confusa in chiarificazione finale, prima del nuovo fiume temporale sotterraneo io mi svegliavo.
Diviso. Resto così dopo questo breve vivido sogno.
Con negli occhi residui di quell'immenso blu dove tutto finisce, ancora di più.

Resto
friabile pietra
sul coste d'oceano
d'onde
smangiato.

Buonanotte Europa, dormi sonni tranquilli, finchè puoi...

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